La sera del 14 agosto, nella notte della solennità dell’Assunzione di Maria, il Trittico del Salvatore (sec. XII) viene portato in processione dalla nostra Cattedrale verso la chiesa di S. Maria Maggiore, dove incontra l’immagine della Madonna delle Grazie (sec. XIII). È l’antichissimo rito dell’Inchinata, la festa della Dormitio Mariae o Transitus Virginis celebrata in Oriente fin dai primi secoli del cristianesimo. Il percorso del corteo nella nostra città rievoca i momenti della Veglia Pasquale (Liturgia della luce, Storia della Salvezza), allude alla Pasqua di Maria e alla sequela del Figlio. Al Ponte Gregoriano vengono benedette le acque del fiume Aniene e viene gettata una fiaccola tra le acque (era questo il luogo delle inondazioni, della difesa della Città e della preghiera per il Papa, verso Roma). La sosta all’Ospedale ricorda che il Signore ci ha liberato dal peccato prendendo su di sé il male del mondo. Quindi, in Piazza Trento, avviene il caratteristico “inchino” tra le due macchine processionali, accompagnato dall’invocazione del popolo «Misericordia, Misericordia, Misericordia!». Il documento più antico che parla dell’Inchinata risale al XVI secolo (si tratta di un resoconto dello storico tiburtino Giovanni Maria Zappi), ma la festa, in quanto imitazione dell’antichissimo rito che veniva fatto a Roma con l’immagine “Acheropita” di San Giovanni in Laterano, è sicuramente più antica. Lo Statuto di Tivoli del Trecento, ad esempio, già prevede che la sera del 14 agosto non venga suonato il coprifuoco per permettere alla popolazione “di andare liberamente per tutte le strade, salmodiando di chiesa in chiesa”. Una pia leggenda fa risalire a Papa Simplicio (V secolo) la donazione dell’icona del Salvatore.